martedì 27 luglio 2021
Buone Vacanze! - dal Sud
martedì 1 giugno 2021
Vivere la vita
finché non sarai morto.
La vita è la più grande ubriacatura, mentre stai bevendo intorno a te tutto gira e incontri un sacco di gente, ma quando passerà non ti ricorderai più niente.
Ma non avere paura, qualcun' altro si ricorderà di te: la questione è... perché?
Perché ha qualcosa che gli hai regalato, oppure avevi un debito e non l'hai pagato?
Non c'è cosa peggiore del talento sprecato, non c'è cosa più triste di un padre che non ha amato.
Vivere la vita è come fare un grosso girotondo, c'è il momento di stare sù e quello di cadere giù nel fondo;
e allora avrai paura, perché a quella notte non eri pronto.
Al mattino ti rialzerai sulle tue gambe e sarai l'uomo più forte del mondo.
Puoi cambiare camicia se ne hai voglia, e se hai fiducia puoi cambiare scarpe, con scarpe nuove puoi cambiare strada, e cambiando strada puoi cambiare idee, e con le idee si cambia il mondo.
Eccoti, sulla tua barchetta di giornale che sfidi le onde della radiotelevisione. Eccoti, nel tuo monolocale che scrivi una canzone. Eccoti, lungo la statale che dai un bel pugno a uno sfruttatore. Eccoti, in guerra nel deserto che stai per disertare. E adesso... eccoti sul letto che non ti vuoi più alzare e ti lamenti dei governi e della crisi generale.
Posso dirti una cosa da bambino?
Esci di casa, sorrdi, respira forte!
Sei vivo, cretino.
giovedì 20 maggio 2021
Io ho una mia teoria sulla morte
O per meglio dire, sulla vita dopo la vita. Per essere più precisi: sulla possibilità della prosecuzione dell’esistenza dopo il capolinea del vivere - per come noi lo intendiamo.
a- col dio in questione, il quale, a questo punto, mi risulterebbe fortemente indigesto e alla stregua di un farabutto;
b- con la religione a cui fare riferimento che, come proseguo del dio da cui assume la sostanza, ad altro non potrebbe somigliare se non ad una istituzione divina inneggiante alle atrocità e alle ingiustizie ma con la regola inviolabile di tenere botta, in nome di una ipotetica ricompensa che prima o poi arriverà.
sabato 8 maggio 2021
Baciami ancora - Perché a me la politically correct me le ha frantumate
Va bene, ne hanno parlato tutti. Voglio parlarne pure io. Mi perdonerete. E se non lo fate, vi perdonerò io: che io son buona.
- Se a scuola, mio figlio ne infastidisce pesantemente un altro e la mamma dell’infastidito si viene a lamentare con me o con le maestre chiedendo che vengano presi provvedimenti, quella è semplicemente una mamma preoccupata e mio figlio è un maleducato che va comunque redarguito. Se mio figlio viene pesantemente infastidito, poniamo, dal compagno di colore ed io vado dalla madre o dalle maestre a lamentarmi e a chiedere che vengano presi provvedimenti, io sono razzista. Ebbene, sì, io sono razzista. Perché quello, poverino, proviene da un’altra cultura ed io devo comprendere che, pur trovandosi in Italia da quattordici generazioni, si deve adeguare.
- Se io porto i miei bambini al parco e c’è un cane che scorrazza libero abbaiando e incutendo timore ad infanti e genitori e viene chiesto cortesemente al proprietario di tenerlo al guinzaglio per il benestare di tutti – come da legge -, il richiedente è uno schifoso anti-animalista. Perché il cane deve essere libero di abbaiare a chi gli pare e i bambini possono pure parcheggiarsi davanti alla televisione e non andare a inquinare l’habitat del migliore amico dell’uomo che, se solo avesse la parola, smadonerrebbe pure lui davanti agli infimi livelli di ragionamento che l’uomo stesso ha raggiunto.
- Se io vado al ristorante e ordino una bistecca e, mentre felice e compiaciuta me la mangio, il vegano-vegetariano-ononsocomealtrosidice, seduto per sfiga accanto al mio tavolo, mi guarda con disgusto e borbotta che appartengo alla mostruosa razza dei cannibali, io devo tenere botta e fare finta di nulla; se io, sbirciando i germogli di soia o il tofu, che il mio vicino vegano-vegetariano-ononsocomealtrosidice sta mangiando come portata principale, dico apertamente che non mi sognerei mai – io! mica lui! - di seguire un’alimentazione del genere, allora io sono una intollerante.
- Se io possiedo un appezzamento di terreno e decido di assumere un aiutante, e lo voglio uomo, fisicamente resistente e che sappia portare il trattore, io sono una maschilista; se io sto cercando una baby-sitter e la voglio donna, femmina in tutti i sensi, per questioni mie di cui non devo dare giustificazione a nessuno, escludendo il sesso maschile inclusi gli omosessuali, io sono una omofoba.
mercoledì 28 aprile 2021
100%
lunedì 19 aprile 2021
Quarantadue
Quarantadue. Oggi.
giovedì 15 aprile 2021
Non sarebbe giustificazione per non farlo più
Dicono che è vero che quando si nasce sta già tutto scritto dentro ad uno schema, dicono che è vero che c'è solo un modo per risolvere un problema, dicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponde la stessa quantità di frustrazione, dicono che è vero, sì, ma anche fosse vero, non sarebbe giustificazione per non farlo più, per non farlo più, ora.
Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò, non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò, ora.
Dicono che è vero che ogni sognatore diventerà cinico invecchiando, dicono che è vero che noi siamo fermi ed è il panorama che si sta muovendo, dicono che è vero che per ogni slancio tornerà indietro una mortificazione, dicono che è vero, sì ma anche fosse vero, non sarebbe giustificazione, per non farlo più, per non farlo più, ora.
Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò, non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò, ora.
domenica 11 aprile 2021
COMUNIKALANDIA - Dimmi come comunichi e ti dirò...
- Il Comunicatore assertivo
- Il Comunicatore aggressivo
- Il comunicatore passivo
- Il comunicatore assertivo
E' colui che è sicuro di sé e aperto al confronto. Una persona che riconosce il proprio valore, le proprie idee, i propri punti di vista ma non teme di metterli in discussione. Si tratta soprattutto di un comunicatore chiaro, trasparente, con se stesso e con il prossimo e che riconosce tanto il proprio valore, quanto il valore costruttivo e positivo degli altri (anche quando apparentemente questi non lo possiedono); perché riconosce il diritto proprio e degli altri ad essere sé stessi e a venire accettati.Il comportamento assertivo stimola l’apertura, la conoscenza reciproca e promuove un atteggiamento di collaborazione. Inoltre, il fatto di aver dato voce ai propri punta di vista e stati d’animo, rafforza l’autostima e definisce il senso delle proprie capacità.
E' un comunicatore dalla personalità assolutamente debole che non tiene in considerazione il punto di vista altrui e che, apparentemente, può creare l’illusione di avere davanti un leader. Un finto leader destinato, tuttavia, a soccombere.
Le conseguenze di una comunicazione aggressiva, a lungo termine, sono la sfiducia, la scarsa stima degli altri e un lento, ma progressivo, isolamento sociale. Con la triste conseguenza dell’aumento dell’insoddisfazione nei rapporti interpersonali e l’accentuarsi dell’aggressività stessa.
E' la tipologia di comunicatori che trova difficoltà ad esprimere il proprio vero pensiero e le emozioni sperimentate. Il passivo tende a camuffarsi e a modellarsi sul pensiero degli altri per il puro quieto vivere. La tensione, l’ansia e il senso di colpa sono legati al giudizio altrui e alla paura di contraddire il prossimo.Questo comunicatore tende a dare precedenza ai diritti degli altri, sentendosi spesso intimorito e oppresso; ha una scarsa stima di sé e si percepisce come impotente. E' una persona destinata ad annullarsi e a non sentirsi mai il protagonista della propria vita a favore di pochi inutili effetti benefici immediati che possono essere l’eliminazione del senso di colpa e l’allentarsi della tensione nel confronto con il prossimo.
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"Assertività per vivere meglio"- di S.Migliorini e L. Degli Espositi |
E' di facile intuizione che riconoscersi in uno dei profili definisce anche i comunicatori che siamo o che vorremmo essere. Esistono numerosi meccanismi per migliorare la propria attitudine alla comunicazione: tanto nella quotidianità quanto nel nostro approcciarci da meri internauti in un dato spazio.
venerdì 2 aprile 2021
Prima Vera
La Pasqua era impastare il pane all’alba e infornarlo nel forno di mattoni rossi. Quel pane che cuoceva nel tempo scandito dall’orologio della chiesa; il grosso orologio che dindannava insieme al tempo ad ogni quarto d’ora. Era quella la Pasqua, prima che fosse Pasqua, prima che arrivasse qualsiasi morte e qualsiasi resurrezione. Era la Pasqua del pane caldo appena sfornato e della mollica bollente che ti scottava i palmi.
martedì 30 marzo 2021
La Volpe
La canzone si intitola La Volpe e si ricollega perfettamente a domenica pomeriggio; a quando, famigliola al completo, siamo andati all’avanscoperta di una specie di paradiso terrestre dietro casa a guardare i cavalli.
- che non sono proprio bona a fare i dolci;
- che mio figlio parla continuamente davanti a tutta la classe e tenta di ingraziarsi le maestre asserendo che lui possiede poteri paranormali;
- che la vicina di casa frigge i bastoncini findus una sera sì e una no (e, considerato il fetore, probabilmente sempre nello stesso olio);
- che al cane di quelli di sotto piacciono i salatini e che dopo averli mangiati smette di abbaiare;
- che la domenica a cazzeggio e senza particolari appuntamenti mi gusta;
- che a due passi da casa mia si estende un parco migliametrico denominato Il Parco dei Cavalli Bianchi, dove, a detta di mio marito, vengono cresciuti e pasciuti i cavalli dell’esercito.
Che per essere dell’esercito mi sembrano animali fin troppo docili - chissà perché, nell’immaginario dei miei mille mondi interiori, i cavalli dell’esercito come minimo devono guardarti male.
Nel caso mio, è indubbio che l'ombra sia la mia. Nel caso di Ivano, è il suo amore che ha trovato la strada e che comunque assomiglia alla volpe.
venerdì 26 marzo 2021
Di poesie babbe ed altre cose
Non ho mai scritto molte poesie. Perché, in verità, non le so scrivere. Anche se mi piace molto leggerle. Se mi chiedessero quali sono le regole base per confezionare un discreto componimento poetico, risponderei: Bò!...
Dunque, le mie poesie, quando sgorgano all'improvviso da un pensiero fulmineo e si vanno a concentrare in quelle poche parole che possono somigliare a dei versi, io le chiamo "babbe". Dove babbe sta proprio per babbe, che non deriva dal babbo di quelle regioni dove per chiamare "papà" dici "babbo", bensì dal babbo/babba terronico. E in terronia, se sei babbo, sei babbo, non c'è niente da fare: sei un sempliciotto, un pò tonto, un pò rincoglionito e, nel caso peggiore, soffri di qualche handicap - lo so, siamo una brutta razza - .
Di poesie babbe ne ho scritte diverse, specie tutte le volte che mi sono innamorata. L'amore ti rende poetico, ti fa desiderare di esprimere lo scoppiettio dei sentimenti in ogni forma possibile; poi passa e tu rileggi quelle piccole opere amatoriali e pensi: mii, ma veramente mi ero così tanto imbabbunita?
Vabbè, oggi vi propongo una poesia. L'ho scritta di recente e, in un moto compulsivo di condivisione, l'ho pure pubblicata sul mio profilo feisbuc. L'ho scritta perché, reduce dall'ultimo anno, che chi mi conosce anche fuori da questo contenitore sa quanto per me sia stato di me... ehm... incisivo, mi sono ritrovata a riflettere su cosa veramente mi faccia paura della gente, dei rapporti interpersonali.
Allora, di volata, ho scritto:
martedì 23 marzo 2021
Ho deciso di usare il sarcasmo
Si parla tanto di come ci ha cambiato la pandemia, di quali sono stati e di quali saranno gli effetti sociali e antropologici che le chiusure, la crisi economica e tutto il corollario di restrizioni hanno comportato sul nostro modo d'essere e sull'approccio che abbiamo verso il mondo.
Miglioreremo, non miglioreremo, siamo diventati più buoni, finiremo per essere più fetenti, torneremo alla natura, ci immoleremo definitivamente alla tecnologia... Non si sa. Eminenti sociologi, psicologi e tanti altri studiosi che finiscono in "ologi" se ne stanno occupando.
A me, invece, è sorto un dubbio - sull'andamento che abbiamo preso, certo! - . E' successo quando un mio amico che lavora in Amazon mi ha detto che si stanno vendendo MOLTISSIMO dei libri "liberatori". Ha usato proprio questa parola: "liberatori". Ho pensato ad un manuale di psicopedagogia per bambini e adulti, o, che ne so, ad un romanzo particolarmente coinvolgente e con dei messaggi catartici nel contenuto.
E invece no! Si tratta di libricini da colorare. Quelle cose tipo "colora il mandala e rilassati", robe che se mi ci metto io impazzisco dopo il secondo minuto di attività perché la precisione non è il mio forte.
Ma questi di cui parlo sono libri ancora più speciali rispetto ad un semplice fiore ghirogorato dai temi simmetrici.
Partiamo con un titolo che tutto sommato non mi dispiace:
1 - HO DECISO DI USARE IL SARCASMO PERCHE' UCCIDERE E' ILLEGALE
E fin qui, potrebbe anche essere un pensiero carino (notare le 856 recensioni positive sul sito di Amazon)
Qualche esempio dei contenuti:
Il sarcasmo, soprattutto se condito da una buona e sana dose di humor, è una condizione che dovremmo praticare un pò tutti.
2 - SEI PIù STRONZO DELLA MERDA
Ora, fermo restando che il 3 vince sul 2 per numero di recensioni e dunque per propensione all'acquisto e all'argomento, ho sorriso scorgendo che "spesso i tre titoli sono comprati insieme" e che, niente popò di meno, "gli articoli sono acquistabili con il Bonus cultura e con il Bonus carta del docente".
Insomma, io non so verso dove stiamo andando. Neppure me lo voglio chiedere. Ma se avete voglia di colorare mentre aspettate l'estate e il futuro incerto...
domenica 21 marzo 2021
Che cos'è una risata