martedì 7 aprile 2020

Vi tengo nel cuore

Stiamo per tagliare il traguardo. 

Scrivo per sapere come state, come stanno i miei amici blogger che non ho avuto modo di sentire per vie traverse. 

Stiamo per tagliare il traguardo. 

Il 9. 

Il 9 sarà un mese. Un mese che stiamo #chiusichiusi. Io e i bambini. E anche voi. È la storia di tutti, la storia di un’intera nazione. 

E’ successo troppo in fretta. È successo che eravamo a lavoro, a recuperare i figli in piscina, a fare compere, a sorseggiare l’aperitivo, a imbestialirci in mezzo al traffico. Io, a quell’ora, ero ancora in ufficio. Non ricordo chi è stato il primo a dirmelo. Ho rimosso. Ricordo, invece, che ho riso beffarda. Vorrai scherzare, chiudono le scuole? Ma quando, ma come, ma perché? Eh sì, ho inteso che è per il corona. Ma ti pare che chiudono veramente le scuole? Al nord le hanno appena riaperte, nonostante stiano come stanno, e mo le richiudono ovunque? Non succederà mai. 

Bugia. Scuole chiuse al 5 marzo. Incredulità. Allora la cosa è seria. Va bene, calma. Tocca tirare fino al 15 – fino al 15 marzo ce la si fa co ste creature. Una soluzione per venire a lavorare la si trova. 

Pochi giorni, e stavamo tutti davanti alla tv ad ascoltare Giuseppe e a ritirarci nelle nostre case come la marea in bassa. 

A me, l’ultimo mese mi ha dissestato. Voglio dire, non è che io brilli per equilibrio. Chi mi conosce sa del mio caos, del disordine, delle corse quotidiane per incastrare tutto con tutto. Ma l’ultimo mese è stato scioccante. 

Se ancora ci penso, stento a credere alla portata surreale della sciagura che ci ha colpito. 

Per alleviare il pensiero, le prime settimane mi sono data anche io a tagliatalle, gnocchi, andratuttobene, torte, siamprontiallamorte. 

#IORESTOACASA 

In verità, dopo un po’, sono uscita una volta a fare la spesa. Sono tornata impressionata. Deserto, mascherine, deserto, code all’ingresso del supermercato, deserto, prego patente e libretto ce l’ha l’autocertificazione? 

A fare la spesa vacci tu, ho detto al consorte. Già che sei costretto ad uscire per andare a lavorare. 

Poi, ci siamo dovuti adeguare allo smart working – SMART AHAHAHHAHA –e ai telecompiti. Piattaforma si, piattaforma no, piattaforma l’altra. Scarica compiti. Carica compiti. Invia relazioni. Dai, dai, siamo un popolo di modernizzati. Al mattino mi trucco, non mi trucco, leviamoci il pigiama, che facciamo, Gnomo, prima la videolezione o la videoconferenza? Che ne so, mamma, l’esperta sei tu. 

C’hai ragione, figlio mio, non ti lascerò in balia della seconda elementare on line. 

#ANDRATUTTOBENE 

Col cavolo. Nel frattempo la gente muore. Muore da quando è iniziata. Muore come mosche, come numeri, in quantità spropositata che a quantificare ci si mette un attimo, ma se dovessimo raccontare la storia di ciascuno, Oh, se dovessimo! 

I cuori straziati. Immagini di sofferenza a raffica. Fermi, inchiodati nei nostri appartamenti troppo piccoli, la televisione sempre accesa. 

Non ce la si fa. Non si può resistere a tanto dolore. Qualcuno faccia qualcosa. Qualcuno fermi la fine del mondo. 

Però, potresti scrivere. E che scrivo? A me non basta l’animo. Che scrivo, che dico. Svegliatemi, vi prego. Qualcuno mi svegli da quest’incubo. 

A me, l’ultimo mese mi ha dissestato. La virtualvita mi ha sfiancato. Io che ho sempre fatto fatica a integrarmi tra i social, le telefonate, i messaggini. Io che odio il telefono. 

Il mio cellulare ha incominciato a dar di matto. Centinaia di notifiche uozzapp, di email, di chiamate, di inviti a videochattarci. Tutto il dì, senza tregua. Va bene che siamo a casa, ma per smaltire tutta sta roba ci vorrebbero due giorni in uno. 

#RINASCERORINASCERAI 

Speriamo presto. E appena rinasco, voglio andare a Bergamo. Che io non ci sono mai stata. Chi vuol venire? Voglio andare a Bergamo, salire al centro con la funicolare e, da lassù, guardare un pezzetto di mondo. 

Nel frattempo, datemi vostre notizie. Perdonatemi se non ho chiesto a tutti in privato. Io non ci sono mai, ma vi tengo tutti nel cuore.