Il mare d’inverno è una distesa grigia che rispecchia il cielo increspato di sogni. E’ uno stato d’animo. Un desiderio. Eppure, ci andrei. A guardare il mare d’inverno. Che poi l’inverno manco ci sta. S’è impazzito pure lui. O ci flagella o sparisce.
Il mare d’inverno, però, si riconosce anche se, poniamo, a febbraio c’è il sole. E’ come una donna nuda, spazzata dalla frescura del periodo, con le onde come scapole sporgenti e lembi di sabbia umida che la avvolgono.
Mi piace il mare d’inverno, quando ce l’avevo vicino sarei rimasta ad osservarlo per ore, per giorni interi. Ci apparteniamo. Abbiamo la stessa natura inquieta, lo stesso modo di accompagnarci al vento.
Ci pensavo l’altra mattina, al mare d’inverno. Preparavo i bambini per la scuola e ci pensavo. E’ un pensiero che mi calma, che mi fa bene. Poi, mia figlia ha incominciato a cantare insieme alla sigla di un cartone che stavano trasmettendo su Italia 1. Cantava Pollyanna: proprio quella degli anni ’80, quella che probabilmente conosce tutta la mia generazione.
Pollyanna che sa che in ogni viso
nascosto c'è un sorriso
e lo conquisterà.
Pollyanna che con la sua dolcezza
regala tenerezza
e il cuore ti aprirà…
Ecco da dove è partito lo sfacelo, mi sono detta, la rovina di tutte noi povere bambine dell’epoca. Per chi non lo sapesse, Pollyanna era orfana, aveva perso - ta-ta - madre e padre in pochi anni ed era stata spedita a vivere con la zia zitellona acida. Però, Pollyanna faceva il gioco della felicità: si costringeva a vedere in ogni situazione, anche la più drammatica e critica, il lato positivo. Quello che oggi al colloquio con lo psicologo sarebbe l’istigarti a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Che, per carità, è una roba ottima da insegnare ai bambini, ma fino a un certo punto.
Lascia stare a mamma, ho detto a mia figlia, non te lo guardare Pollyanna.
Lei ha sgranato gli occhi. Peeerché?
E Perché? Perché almeno non cresci con convinzioni sbagliate, avrei voluto spiegarle. Che al mondo tante cose non sono giuste, e hai voglia a cercare il lato buono se il buono non esiste. Non sono giuste le guerre che distruggono i popoli, non sono giuste le epidemie che dal nulla mietono vittime, non sono giuste le malattie che uccidono come spietati killer, non è giusta la cattiveria gratuita delle persone, non è giusta la fiducia mal riposta… E bada bene, bambina mia, sarà pure vero che in ogni viso nascosto c’è un sorriso ma non provare mai a conquistarlo a tutti i costi: che dietro ad ogni maschera non sai mai chi si nasconde. E la dolcezza, la tenerezza, centellinale, fanne dono prezioso da non elargire a chiunque. Non fidarti mai di chi pretende di sapere come sei o come dovresti essere: sii sempre te stessa, piuttosto; rimani fedele al tuo intuito, senza timore, senza dover necessariamente cercare il buono lì dove il buono non esiste.
Questo avrei voluto dire. Ma non l’ho detto. Che per spiegare a una bambina di 4 anni certe cose ci vuole tempo.
Invece, ho ripensato al mare. Al mare d’inverno. Con la sua forza, la rabbia, la capacità di gestire le correnti. Con la sua calma, il vetro nitido dei suoi mattini, le impronte sulla sabbia umida.
Un giorno ti porterò al mare, ho detto alla piccola, in inverno, quando tutti sono a scuola, per farti vedere da vicino quanto è bella ed emozionante la vita. Quel giorno sarai molto felice.
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