Ci sono canzoni che ti si incastrano sotto pelle. In certi periodi. Succede. Le ascolti un po’ per caso, un po’ perché le canzoni le chiami, le desideri. E dunque, le senti mentre vai: sul raccordo, in mezzo alla calura, tra l’indifferenza del traffico. Nessuno si accorge del miracolo che si sta compiendo, di te e di quella canzone. Tutte le mattine, chilometro dopo chilometro, una canzone per caso o guidata dal fato che ti si cala dentro come fosse musica oltre la musica. E ti placa.
Sì, ti placa.
La pace arriva da orizzonti imperscrutabili.
La pace dal mare lontano ha la forma della tua anima, esisteva già prima che la parola stessa prendesse forma tra le note. E’ questo il primo quesito svelato. Torni sempre al mare, alla sua pace. Fa parte di te.
La pace dal mare lontano è come un abbraccio in cui ti incastri a perfezione, con il capo poggiato su una spalla e onde verdi in lontananza. E’ una canzone, ma è come labbra poggiate su labbra che mormorano di un punto lontano all'orizzonte, così lontano dalle case e dal porto, dove la voce delle cose più care è soltanto un ricordo.
E’ soltanto una canzone, ma ti accarezza come fosse vento di ponente in mezzo all'afa, come zefiro che soffia sul cuore e tra i pensieri.
E’ una canzone, nient’altro, ma puoi sempre riascoltarla e colmarti. Fin quando ti andrà, fin quando vi troverai grazia e trasporto, fino a quando l’emozione si commuoverà di stupore e, riascoltandola, ti sentirai migliore.
Puoi riascoltarla e riascoltarla ancora.
Una canzone non svanisce. Una canzone la impari poco a poco. E’ soltanto una canzone, ma sembra quasi una preghiera.
Venga la pace dal mare lontano
Venga il silenzio dalle onde.
"Dalla pace del mare lontano" di Sergio Cammariere
*tributo ad una delle canzoni che più amo di uno degli autori che più stimo.