Quando ero piccola ed arrivava il circo, eravamo tutti felici. I piccoli ed anche i grandi. U circu arrivau, u circu... E partiva la gara di solidale ospitalità ai circensi e l’organizzazione delle comitive, perché al circo ci dovevi andare con le persone giuste, mica con un gruppo a caso: era il senso di onorare a dovere lo spettacolo, che poverazzi, diceva nonno, quelli ci sputano l’anima sempre in giro per il mondo.
A me il circo piaceva così tanto che, quando mi facevano arrabbiare, esordivo con una dichiarazione che è rimasta storica: Guardate che me ne vado con il circo, siete avvisati, la prossima volta che viene, 'mbuttu pupa e scappo con loro.
Ai miei occhi di bambina, quel mondo sommerso e differente che ti fioriva sotto lo sguardo in due ore di luci, costumi scintillanti, odore di pop corn, artisti ed animali ammaestrati, rappresentava il plus ultra di una vita avventurosa.
Oggi, il circo non è più la stessa cosa.
Pure i circensi sono scazzati. Fanno finta di metterci la passione, sorridono compiaciuti, si impegnano nello spettacolo, ma si nota che gli rode.
A ragion veduta.
Venerdì, al circo, non c’era quasi nessuno. Erano girati i biglietti promozionali per il debutto pomeridiano al costo di 6 euro, ma la risposta in termini di pubblico è stata minima.
Me ne hanno illustrato il motivo quando stavamo già in fila per entrare: la gente non li ha voluti, e dunque anche i manifesti affissi sono stati oscurati con la scritta “censurati per crudeltà” (nei confronti degli animali).
Gli stessi appartenenti hanno rischiato il linciaggio solo a farsi vedere in giro.
Parto dal presupposto che io sono una che gli animali li rispetta e li ama. Sono una che ha sempre raccattato per strada randagi e uccellini smarriti sin dalla tenera età, stile la ragazzina sotto la pioggia della Barilla. Sono una che va su tutte le furie se assiste ad un atto di violenza verso qualsivoglia essere vivente, fosse pure una lucertola o un albero di pere. Ma la mia, rispetto all’andazzo che sta prendendo il mondo, consentitemi di dirla.
Negli ultimi anni se ne stanno vedendo d’ogni sorta. Viaggiamo seguendo lo zoccolo duro degli schieramenti pro o anti “barconi”, dei no tav, sì tav, no tap, sì tap, ong, seawatch e chi più ne ha più ne metta. In mezzo al marasma, ci stanno pure loro: gli amici animalisti – e non parlo di chi nutre e coltiva un sentito amore per gli animali, mi riferisco piuttosto agli estremisti, a chi si serve di una fede impropria nel genere animale per attuare delle vere e proprie guerre senza esclusioni di colpi.
Ricordo la storia di quella ragazza che soffriva di una malattia grave e rarissima e che aveva osato ringraziare sui social i ricercatori sempre all'opera per individuare le cure adeguate a malattie come la sua pur dovendo effettuare sperimentazioni sugli animali. Apriti cielo. Era stata pesantemente attaccata, ingiuriata, offesa e c’era stato persino chi era arrivato ad augurarle la morte tra stenti ed atroci sofferenze.
Voglio dire, va bene esprimere un dissenso, non appoggiare una posizione, proclamare a gran voce che si auspicano altri generi di sperimentazioni: ma non lo si potrebbe fare in maniera civile, con i dovuti modi? E comunque, se uno dei miei figli fosse gravemente malato e rischiasse di morire ed un gruppo di ricercatori mi desse una speranza annunciandomi che esiste una cura in fase di sperimentazione sui topi, io, da madre, che dovrei fare? Oppormi con tutte le mie forze a qualsiasi sperimentazione e lottare per la libertà dei topolini?
Ricordo anche varie vicende di bambini aggrediti in luoghi pubblici da cani non tenuti al guinzaglio. Un mare di polemiche. I cani devono o non devono stare liberi? E’ colpa o non è colpa del cane?
Ma non è colpa del cane, no. Caso mai la responsabilità è di chi il cane lo doveva custodire, sorvegliare. Eh, però tutti sti bambini lasciati a scorrazzare per i parchi! Tranquilli, ci attrezzeremo: guinzagli per le creature da 0 a 10 anni, e non se ne parli più.
Per non citare tutti coloro in base alla cui logica l’animale dovrebbe possedere quasi gli stessi identici diritti dell’essere umano. Ma in che senso, scusate?
Non è giusto che il mio cane non possa entrare al cinema, mi ha detto una volta una tizia. E cosa dovrebbe entrarci a fare un povero cane per due ore in una sala buia con il rischio che si innervosisca a causa dell’oscurità o dei rumori molesti?
Ora, il circo. A parte la tradizione millenaria di dinastie itineranti che hanno sempre portato per il mondo il culto dello spettacolo all'aperto - e successivamente nel tendone - fatto di numeri basati sull'abilità fisica, sulla comicità e sull'addestramento di animali principalmente selvatici, è anche giusto rivalutare la posizione degli animali alla luce dell’ammodernamento e della civilizzazione. Perché delle bestie come leoni, tigri, giraffe, elefanti e via dicendo, debbono essere prelevati dal loro habitat e costretti a vagare in lungo e in largo sfruttati con il solo fine di procurare un guadagno in denaro?
Tuttavia, mi chiedo: cambierebbe qualcosa se ogni circo decidesse a questo punto di addestrare squadre di barboncini o vitelli da allevamento? Secondo me, no. Non cambierebbe assolutamente niente.
Via tutti gli animali dai circhi, dunque.
Giusto.
Allora, perdonatemi, ma tocca essere coerenti. Censuriamo per crudeltà tutto il censurabile. Censuriamo il macellaio, che si arricchisce vendendo bistecche, salsicce e lombate. Censuriamo i negozi che vendono animali: cani, gatti, pesci, conigli, criceti… Censuriamo in toto gli zoo del pianeta, e pure Jannacci che proponeva di andarci tutti quanti tranne uno. Censuriamo i maneggi dove i disgraziati cavalli vengono sfruttati per l’equitazione. Censuriamo tutti i possessori di acquari, pubblici e privati. Censuriamo i vicini che hanno il canarino in gabbia. Censuriamo le fabbriche che producono insetticidi per mosche, zanzare, scarafaggi e formiche: che cos’ha un leone più di una mosca? La mosca se ti incontra per caso neppure ti sbrana. Censuriamo i mendicanti con il cane al seguito, che, povero, solitamente è infestato da zecche e piaghe come il padrone. Censuriamo i contadini, che ancora crescono galline e maiali per poi macellarli…
Censuriamo, insomma. Ci vuole coerenza.
A titolo informativo, a me il circo di venerdì è piaciuto. E’ piaciuto anche ai bambini, loro ne sono stati entusiasti. C’erano i trapezisti, i maghi, i clown, le ballerine e una sorta di supereroe che volteggiava attaccato ad un lenzuolo e pareva Batman. C’erano pure due elefanti (un maschio ed una femmina), quattro pellicani, tre dromedari, un asinello, un minuscolo pinguino tenuto in una grossa vasca e i piranha dentro ad un acquario gigantesco.
Uscendo, la piccola ha spinto per andare a sbirciare lo spiazzo di prato dietro al tendone. Una delle ballerine se ne stava lì a coccolare e a porgere dell'erba da mangiare all'elefantessa; stavano vicine vicine, in un atto confidenziale ed intimo, e l’elefante pareva sul serio accarezzare con la proboscide la testa della ragazza.
Manco a dire che me ne vado con il circo, ho pensato. Che al giorno d’oggi, pure che lo dici scherzando, ti buttano in un pozzo e mandano orde di topi a rosicchiarti.