mercoledì 30 gennaio 2019

INSIEME RACCONTIAMO 41 - by Myrtilla's House


Ogni tanto riesco Felicemente a riacchiappare in tempo l'appuntamento mensile della mia amica Patricia: Insieme Raccontiamo

Siamo alla puntata numero 41. Se c'è un pregio che va riconosciuto a Pat - oltre naturalmente al suo essere immensamente umana, accogliente, affettuosa, giocosa e dotata di un fortissimo senso dell'humor - è di certo la Costanza, pregio che fa del suo blog uno dei porti sicuri in cui rifugiarsi nel mare della blogsfera.

Ma veniamo all'Incipit

Edizione n.41

L'Incipit di Patricia

IL BAULE

Avevano comperato la loro casetta. C’erano voluti anni e sacrifici ma ce l’avevano fatta. Non era una reggia però a loro era piaciuta subito. Immersa nel verde ma non lontano dalla città. Soprattutto indipendente su tutti e quattro i lati. Intorno un bel giardino ricco di fiori e piante rigogliose. Una in particolare. Una betulla argentea. Doveva essere vecchissima tanto era alta.

I venditori avevano lasciato la casa arredata. Non che i mobili fossero antichi o stupendi però qualcuno di buona fattura nel mezzo c’era. Una bella ripulita, una carteggiata e una mano di vernice e li avrebbero recuperati. I mobili non bastano mai. Specialmente quelle cassettiere.

Gli altri invece erano già ammuchiati in cortile pronti per la discarica. Prima però di chiamare gli addetti del comune avevano deciso di dare uno sguardo anche in soffitta.

Altri mobili, scaffali, scatoloni… in un angolo anche un vecchio baule. Non sapendo da che parte iniziare, la ragazza si inginocchiò proprio di fronte ad esso. Era chiuso a chiave ma le cerniere erano vecchie e con un leggero colpo di cacciavite saltarono. Una volta aperto….



Il mio finale


Una nube inconsistente le si materializzò davanti. Tossì per pochi istanti fin quando non riuscì a definire di cose si trattasse. Un omone iridescente, grande, grosso e dal vocione roboante le smuoveva dal nulla la polvere sotto al naso. 

- Oh, finalmente… – tuonò gonfiandosi in tutta la sua figura eterea. – Era ora che qualcuno venisse ad aprirmi… 

- E tu, chi sei? – chiese. 

- Non mi hai riconosciuto? 

- No… 

- Sono il genio del baule! 

- Ma non era della lampada? 

Il genio diede un colpo di coda e si fece più alto. – Come sei antica! Ho fatto tutti i corsi di aggiornamento. Sono un genio tecnologico, progredito, ammodernato… 

- Mmmh… e quindi? 

- Sveglia bimba! Quindi, puoi chiedermi di esaudire tre tuoi desideri… 

- Uh che bello, veramente? 

- No, per finta, sto qui a pettinare le bambole… 

- Com’è aggressiv, signor Genio… 

- Lassame perdere, guarda… Non puoi capire quanto è stressante rimanere imbottigliato dentro a un baule per anni, è quasi come rimanere incastrati tra due incidenti sul raccordo…

- … 

- ‘Namose a capì, dolcezza, per i tre desideri me devi dà il tuo numero de cellulare. Io adesso ti invierò un messaggio su uozzapp, tu dovrai girare quel messaggio a venti tuoi contatti e cinque gruppi, in contemporanea devi pubblicare un post su feisbuc in cui dici per finta che sei alle Azzorre e taggare trenta persone ignare, programmare dieci twitter con tema i cazzari e creare tre diversi profili instagram… Mi segui? 

- Veramente no… Perché devo fare tutte queste cose? 

- Ma come perché? Perché se non lo fai, dopo sette giorni invece dei tre desideri ti vedrai arrivare tre disgrazie… So’ cambiate le cose, ah bella… 

La ragazza si sentì svenire. Non poteva essere vero, non poteva succedere anche tra le mura sicure ed indipendenti della sua nuova casa. 

Si precipitò giù per le scale fin quando non riconobbe il volto del marito che le veniva incontro. 

- Corri – urlò – in soffitta c’è uno dei nostri parenti o dei nostri amici travestito da buffone! Corri, salviamoci finché siamo in tempo…

venerdì 25 gennaio 2019

Ad avere parole da lanciare in aria

Ieri ho rivisto un'amica che si è separata. L'ha lasciata lui, il marito.

Come stai?, le dico.

Sta passando, mi risponde. La mancanza, sta passando. 
Sto riempendo il vuoto con cose migliori, con meraviglie che mi spettano.
Sta passando. Come un’influenza di stagione, come il mare d’inverno, come un periodo piovoso che sembrava non dovesse passare più.
Vorrei solo fare una cosa che non mi è mai riuscita. Vorrei scrivere. Scrivere, parlare, dire. Vorrei trovare parole che facciano da conduttore alla merda che mi sale in gola, che mi opprime, che mi rende stanca, letargica, satura, scoglionata dal vivere e dalla vita. Vorrei essere una giocoliera di parole, per avere parole da lanciare in aria che cadendo riportino l'ordine.
Vorrei possedere la capacità di allineare parole. Perché le parole sono fondamenta, sono lo scheletro del pensiero, sono l’essenza dell’essere.
Senza parole non siamo niente. Senza parole siamo animali da soma che sopravvivono al giorno.
Me le hai dette tu tutte queste robe sulle parole, ricordi?

Certo, sorrido. Certo che ricordo. 

Immagine da internet


martedì 22 gennaio 2019

Tocca prenderla con... filosofia [2] Plutarco

Scostati dal Sole

Avevo iniziato con Epicuro, qualche tempo fa.

Proseguo, che questo excursus del tutto casuale tra un motto filosofico e l'altro può rivelarsi una scampagnata divertente ma anche utile.

In verità, uno dei miei sogni proibiti sarebbe quello di organizzare un proficuo aperitivo con svariati filosofi e un cospicuo numero di scrittori, di pensatori e di motivatori dediti alle differenti arti che si sono succeduti nel corso dei secoli. Proibito, sì, perché per questioni tecniche e fisiologiche, anche a volerlo fare, i miei presunti invitati riposano tutti in pace da un pezzo.

Tuttavia, oggi, virtualmente, accanto ad Epicuro facciamo sedere Plutarco.

Venga, Plutarco, non sia timido.

Plutarco, greco di nascita, visse sotto l'Impero Romano, fu fortemente influenzato dal pensiero di Platone e si distinse come scrittore, biografo e verso la fine della sua vita anche come sacerdote.

Soffermarci su una descrizione puntigliosa del pensiero e delle opere di Plutarco non mi pare il caso. Ma è giusto ricordare che di lui si dice possedesse un' immensa simpatia per l'uomo, uno sconfinato ottimismo nei confronti della vita ed uno spirito molto cordiale.

E già, ci piace.

Tra le opere più conosciute e fortunate di Plutarco  vi sono le Vite Parallele, nelle quali egli sfodera tutto il suo talento di biografo dipingendo rinomate personalità greche e romane da cui successivamente attingeranno commediografi e scrittori, tra cui anche Shakespeare.

L'aforisma che oggi vi propongo è per l'appunto tratto da Vite Parallele e richiama uno dei più famosi aneddoti che ruotano intorno all'incontro di due eminenti figure, quello tra il filosofo greco Diogene, noto anche come il Socrate Pazzo, fondatore della scuola cinica, e niente popò di meno che Alessandro Magno:


A prescindere dal fatto che esistono numerose varianti dell'aneddoto stesso, a me questa versione piace. Diogene rispose ad Alessandro: Scostati dal sole. E c'aveva ragione, che diamine. Va bene che era arrivato Alessandro il Magno e che s'era pure messo a disposizione per la qualsiasi, ma ogni tanto rispondere in base alle proprie esigenze fa bene all'anima, rende liberi, spurga i neuroni e lo spirito dalle dovute costrizioni sociali.

Magari Alessandro se la sarà pure presa a male, avrà pensato, anvedi questo, va bene che è filosofo e pure cinico, ma na' punta d'educazione...  Solo che a rifletterci la questione non fa una piega. 

Importiamo la metafora alla nostre vite. Quante volte per il senso del dovere, per affetto, per tutta quella serie di motivazioni che ci rendono membri appartenenti ad una collettività siamo stati interrotti o privati di nostri momenti intimi, delle piccole piacevolezze del tutto individuali o ancora della luce dell'ottimismo che con tanta fatica abbiamo provato a coltivare?
Allora, ogni tanto toccherebbe seguire l'esempio, e pronunciare con una certa convinzione a chicchessia quello Scostati dal Sole, Levati, Fatti da parte un istante, Lasciami godere di un pò di calore, Capiscimi...

Non mi pare male. E a voi, cosa ve ne sembra? 

Incontro tra Diogene ed Alessandro - Immagine da Internet

Nelle puntate precedenti:


venerdì 18 gennaio 2019

Siamo di Più, di Più di quel che Siamo...


Il Ritorno è sempre un nuovo inizio, 
è un presupposto, 

è un Pensiero:

Essere Migliori, 
meglio del meglio di noi stessi. 


   Avanzare spavaldi, 
a piedi scalzi e l’anima in mano, 

fiduciosi di superarci.

Siamo il ritratto che di noi porgiamo, 
i colori che gli altri scrutano. 

Siamo il bene se coltiviamo bene, 
e lucentezza se ci riesce di sorridere.

Siamo di più, 
di più di quel che siamo, 
di più di ciò che vorremmo essere.

Siamo noi ad avere ali immense di sogni, 
le uniche in grado di portarci in volo.

Ciascuno di noi, Tutti.

Se solo smettessimo di perderci di vista, 
davanti allo specchio,
 tra la folla, 
oltre i vetri dei palazzi,
 nelle strade.

Se solo ricordassimo di ricordare 
che siamo il meglio del meglio di noi stessi,

e avanzassimo a piedi scalzi e l’anima in mano, 
brillanti di arcobaleno,


nutriti ancora dai sogni e dallo stupore di Esserci.

Irene Z. 
dalle Mie Poesie