Così, è passato. Il matrimonio, quello di cui vi avevo parlato un post fa e a causa del quale volevo dedicare un approfondimento intorno all'universo make up sul quale, ve lo devo dire, mi sono fatta una cultura.
È andato tutto come doveva andare, gli sposi si son sposati, i miei tesori – paggetto e damigella – sono stati impeccabili, la festa s’è fatta, gli invitati hanno banchettato a dovere, il vino è sceso a fiumi, e, nonostante gli scompensi dello stress del prima, gli eccessi del durante e gli strascichi del dopo, siamo tutti sopravvissuti.

Perché Io, ero pronta. Mi ero equipaggiata di tutto. Avevo studiato su decine e decine di tutorial in giro per internet, avevo preso appunti, avevo severamente interrogato le commesse di ogni singolo negozio di cosmetica in cui avevo messo piede – in particolare, avvicinatevi che ve lo dico sottovoce, sia mai che come in passato mi si accusi di fare pubblicità occulta nei miei articoli… le commesse del negozio Kiko, che poi è stato la miniera principale di acquisizione, essendo la catena meno cara e più fornita che mi sono ritrovata al sud.
Insomma, Io, finalmente sapevo di lisciante, di primer hard, medium, light, di tonalità di correttori verdi, arancio, salmonati, sabbia, di fard e fondotinta, di counturing – che non è uno sport da praticare in mezzo al deserto – e camouflage, di illuminanti, di blanch, di sfumature a freddo, di terre abbozzanti, di tinte labbra con durate stratosferiche e passaggi di eyeliner che neppure un architetto poteva eguagliarmi per precisione.
Sapevo tutto. Mi ero esercitata su tutto e prima del fatidico 3 settembre avevo fatto prove e riprove su ogni componente femminile della famiglia che sarebbe dovuto passare sotto le mie mani, tanto che ad un certo punto ero stata costretta a bloccare ogni esercitazione per il rischio di terminare la scorta dei prodotti ancora prima che arrivasse la mattina delle nozze.
E forse è stato quello. È stato quel giorno di stacco. È stata l’interruzione del filo diretto d’allenamento a cui mi ero abituata. Fatto stà che all’ora X, quando zie e cugine si sono accalcate intorno al salone di estetica allestito come un campo da guerra in sala da pranzo, io ho dimenticato ogni nuova nozione immagazzinata ed ho fatto quello che faccio di solito: crema idratante, un filo di fondotinta per tutte, una spolverata di cipria, ombretto, rossetto e via.
Un successone.
Le cose semplici sono sempre quelle che riescono meglio.
Le cose semplici. Come l’estate che è appena scivolata tra le dita. Un’estate liquida di emozioni e sentimento, di ricordi ritrovati e di momenti nuovi oramai indimenticabili.

Qualche giorno ancora.

Le cose semplici sono sempre quelle che riescono meglio.
La felicità risiede nei semplici momenti della vita, quelli che ti volti a guardare e ti accorgi che stai sorridendo.
AU REVOIR ESTATE!