mercoledì 12 settembre 2018

Cronache di Straordinario Truccamento... e fine di un'Estate - Seconda Puntata


Così, è passato. Il matrimonio, quello di cui vi avevo parlato un post fa e a causa del quale volevo dedicare un approfondimento intorno all'universo make up sul quale, ve lo devo dire, mi sono fatta una cultura. 

È andato tutto come doveva andare, gli sposi si son sposati, i miei tesori – paggetto e damigella – sono stati impeccabili, la festa s’è fatta, gli invitati hanno banchettato a dovere, il vino è sceso a fiumi, e, nonostante gli scompensi dello stress del prima, gli eccessi del durante e gli strascichi del dopo, siamo tutti sopravvissuti. 

Ed Io? E la mia missione di truccatrice profescional? Bè, modestia a parte, sono stata una grande. Ma quale Magali Beauvue, quale Clio Zammatteo in arte Makeup, la vera regina del vienichetitruccoIoalmatrimonio è qui che ve ne scrive; e mentre lo dico scodinzolo fiera di unghie ancora rosse con lunghezza sopra la – mia – media e ritocco artistico sull'anulare – mica robetta da niente.  

Perché Io, ero pronta. Mi ero equipaggiata di tutto. Avevo studiato su decine e decine di tutorial in giro per internet, avevo preso appunti, avevo severamente interrogato le commesse di ogni singolo negozio di cosmetica in cui avevo messo piede – in particolare, avvicinatevi che ve lo dico sottovoce, sia mai che come in passato mi si accusi di fare pubblicità occulta nei miei articoli… le commesse del negozio Kiko, che poi è stato la miniera principale di acquisizione, essendo la catena meno cara e più fornita che mi sono ritrovata al sud.
 

Insomma, Io, finalmente sapevo di lisciante, di primer hard, medium, light, di tonalità di correttori verdi, arancio, salmonati, sabbia, di fard e fondotinta, di counturing – che non è uno sport da praticare in mezzo al deserto – e camouflage, di illuminanti, di blanch, di sfumature a freddo, di terre abbozzanti, di tinte labbra con durate stratosferiche e passaggi di eyeliner che neppure un architetto poteva eguagliarmi per precisione. 

Sapevo tutto. Mi ero esercitata su tutto e prima del fatidico 3 settembre avevo fatto prove e riprove su ogni componente femminile della famiglia che sarebbe dovuto passare sotto le mie mani, tanto che ad un certo punto ero stata costretta a bloccare ogni esercitazione per il rischio di terminare la scorta dei prodotti ancora prima che arrivasse la mattina delle nozze. 

E forse è stato quello. È stato quel giorno di stacco. È stata l’interruzione del filo diretto d’allenamento a cui mi ero abituata. Fatto stà che all’ora X, quando zie e cugine si sono accalcate intorno al salone di estetica allestito come un campo da guerra in sala da pranzo, io ho dimenticato ogni nuova nozione immagazzinata ed ho fatto quello che faccio di solito: crema idratante, un filo di fondotinta per tutte, una spolverata di cipria, ombretto, rossetto e via. 

Un successone

Le cose semplici sono sempre quelle che riescono meglio. 

Le cose semplici. Come l’estate che è appena scivolata tra le dita. Un’estate liquida di emozioni e sentimento, di ricordi ritrovati e di momenti nuovi oramai indimenticabili. 

La tengo ancora qui, quest’estate, tra il pollice e l’indice, tra il cuore e l’anima, la osservo da tutte le angolazione e negli scatti che rimarranno indelebili, a dispetto del tempo che si occuperà di corroderli nelle mente. 

Qualche giorno ancora

Ancora qualche giorno, per accarezzare lieve la fuga con i pargoli da Roma, il soggiorno in Calabria da nonna, la nostra prima avventura di tre giorni on the road in Sicilia, il mare, i monti, gli amici, gli stralci di radici recuperate e tenute in mano davanti agli sguardi piccoli ma dilatati dei miei figli, affinché lo stupore si tramutasse nella consapevolezza delle origini, senza un programma, senza aver preventivato nulla. 

Le cose semplici sono sempre quelle che riescono meglio. 

La felicità risiede nei semplici momenti della vita, quelli che ti volti a guardare e ti accorgi che stai sorridendo. 



AU REVOIR ESTATE!